È una fredda notte di gennaio 2018, sveglia alle 02.00 per essere in pesca non più tardi delle 03.30 in cerca di calamari. Io e il mio amico Alessandro abbiamo circa 4 ore buone prima che albeggi.
L’attrezzatura è al top e ho passato settimane a consumare YouTube per carpire più di quanto già non avessi appreso dall’amico Valerio su questo tipo di pesca.
Le ore passano veloci tra una risata e un’altra e alle 07.00 abbiamo in vasca 6 bellissimi calamari di cui uno veramente BIG!
Ammiro quest’ultimo calamaro e un solo pensiero mi passa per la testa… RICCIOLA!
In meno di venti minuti sono sullo spot, sta albeggiando e, senza por tempo in mezzo, mi accingo ad innescare questo bel tubo. Nei giorni passati mi sono giunte voci di catture di lole utilizzando il dacron piombato, quindi, per non essere da meno, ho montato un bel Tyrnos 30 LB con un ottimo dacron.
Ho un’unica canna libera da abbinare a questo mulinello, una vecchia Mitchell 50 LB. Lì per lì non so se è un bene o un male: da tempo uso canne dalle 8LB alle 12/20LB per via della loro azione parabolica che assicura il divertimento in caso di combattimento.. ma il calamaro è veramente big e dico, tra me e me, “beh, se abbocca il ricciolone… ho una bella canna robusta che non le darà scampo”.
Mai affermazione si è rivelata più errata.
Comincio a calare il calamaro, il terminale e il pre-terminale dello 0,60 fino alla giunzione nylon/dacron. Calo circa 80 mt in tutto e lascio la frizione abbastanza lenta per permettere una “mangiata tranquilla”.
Tempo di calare le altre due canne a fondo e il Tyrnos comincia a lamentare strani scricchiolii. Attimi di silenzio (potrebbe essere il calamaro che fugge o contrasta la direzione di traina), ma, dopo qualche secondo, filo comincia ad uscire con continuità. A quel punto dico ad Alessandro: “Ale, ci siamo. È lei”.
Con calma prendo la canna in mano, so che non devo avere fretta in questo momento poiché il calamaro è grande e non so quanto grande sia il predatore che lo sta mangiando.. “Meglio aspettare un po’ così ingoia bene”, dico.
Passano secondi interminabili e giunge il momento fatidico: prendo la canna in mano e… ferrata decisa! Purtroppo non sento nulla dall’altra parte e penso subito che abbia sputato. Continuo a ferrare e recuperare velocemente perché avverto un peso strano. Improvvisamente la canna si piega, il filo si blocca e non riesco più a recuperare neanche un centimetro.
“È fatta! STRIKE! Ce l’ho!!!”, grido ad Alessandro. E dall’altra parte della canna, il pesce comincia lentamente a prendere filo. Viriamo la prua verso il largo per allontanarci dalla secca, recuperando più dacron possibile. Dopo venti minuti di tira e molla, il pesce ancora non ne vuole sapere. “Ale, questo è grosso. Forse troppo grosso!”, esclamo.
Decido, quindi di indossare la cintura da combattimento e di spegnere il motore, così da farmi trascinare con tutta la barca: della serie… prima o poi si stancherà!
Continuano a passare i minuti e mi convinco che il pesce è veramente molto grosso. Non riesco a recuperare filo.. basta una scodata e lo riprende tutto. È un pesce strano: non fa fughe, non da testate, sta nuotando tranquillo, ma INESORABILE. Questo comportamento mi lascia perplesso: ho pescato più volte tonni e questo, anche se inizialmente l’ho pensato, non si comportava come tale.
È passata oramai più di un’ora, la stanchezza è tanta e (quando la sfiga ci si mette, ci si mette) improvvisamente mi si rompe la crociera della canna!
Sono stremato, ma non voglio cedere la canna (è una lotta tra me e lei/lui), però capisco che la situazione è in stallo. La frizione è già a 6 Kg, oltre non posso andare, rischierei seriamente di rompere.
Altri venti minuti, non sento più le braccia. Mi risulta difficile anche tentare di girare la manovella del mulinello. A questo punto decido di dire BASTA. Stringo e, con le ultime flebili forze che mi rimangono, faccio un vero e proprio tiro alla fune aiutandomi prendendo il dacron con le mani nella speranza, almeno, di VEDERLO/VEDERLA.
Purtroppo non è andata così. Il nodo alla girella ha ceduto a venti metri dalla barca e la “creatura misteriosa” è tornata in libertà, senza neanche la gioia di farsi vedere.
Sono stremato, guardo Alessandro ed entrambi alziamo le spalle: quando il gioco si fa duro.. i duri vincono! Epilogo prevedibile, data la mole. Vado a vedere l’ecoscandaglio che mostra la “bestiolina” scomparire nel blu. Un occhio cade anche sul GPS: in un’ora e mezza questa “COSA” ha trainato una barca di 6mt con due persone a bordo e attrezzatura per più di due miglia!
DI questo giorno mi rimane la grande gioia di un combattimento con un avversario decisamente superiore.
DI questo giorno mi rimane la grande amarezza di non aver mai saputo cosa fosse, non avendolo potuto ammirare in tutta la sua maestà.
DA questo giorno in avanti sono sempre più convinto che, alcune volte, debbano vincere loro.
Emozioni uniche che il mio amato mare riesce ancora a regalarmi.
Damiano
Quando a pesca il gioco si fa duro
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